QUELLO CHE CI UNISCE : la assemblea regionale toscana

| Documentazione
di Simone Bartoli
Relazione introduttiva alla Assemblea

Esattamente 71 anni fa, il 9 Maggio 1950, l’allora Ministro degli Esteri Francese Robert Schuman, pronunciava per la prima volta un Discorso che prefigurava l’Unione Politica dell’Europa.Voglio cominciare da qui, non solo perché quell’anniversario ricorre oggi, ma anche perché quell’idea di Europa Politica continua, a mio avviso, ad essere il terreno strategico su cui misurare anche la nostra proposta politica.

Col tempo, il concetto di Europa è profondamente cambiato, fino ad immedesimarsi con una oligarchia burocratica e monetarista che ha finito per farsi odiare da gran parte degli stessi cittadini europei. E’ utile riflettere su questo, poiché noi oggi abbiamo un Simbolo stesso di quell’Europa alla guida del Governo italiano. Non è in discussione la figura e l’autorevolezza di Mario Draghi, ma occorre capire fino in fondo la manovra che lo ha portato a divenire Capo del Governo. E’ chiaro a tutti che la caduta del Governo Conte II ha un colpevole che ha un nome ed un Cognome: Matteo Renzi; il quale si è assunto la responsabilità di una crisi di Governo in un momento drammatico del Paese. Ma sarebbe sciocco non vedere che Renzi si è solo fatto interprete di una manovra politica ordita da una Destra Economica e Sociale che rappresenta una parte significativa del Paese, e che da tempo – ben prima dello scoppio della pandemia – sosteneva la necessità di un superamento del quadro politico consolidatosi attorno all’esperienza di Governo del Conte II, e cioè di quella Maggioranza politica composta da noi, dal PD e dal M5S. Bisogna saperlo, perché gli obiettivi di quella Destra Economica e Sociale – che non è Salvini e non è nemmeno Meloni, ma che è rappresentata dal nuovo corso della Confindustria di Bonomi e dalla grande stampa borghese – non si sono esauriti con la nascita del Governo Draghi, ma questo è anzi lo strumento per indirizzare le ingenti risorse del Recovery Plan.

Per questo io sono tra coloro che – non senza turbamenti – ha ritenuto alla fine che fosse indispensabile far parte di questa strana Maggioranza che sembra tanto di Unità Nazionale, ma che di unitario non ha proprio niente. Anzi, proprio perché questo Governo si configura come un terreno di scontro politico tra visioni diverse occorreva non abbandonare il campo della battaglia alla Destra; ma lottare su ogni provvedimento per indirizzarlo verso le nostre idee e i nostri valori. Ne consegue tuttavia, che non possiamo pensare di stare nel Governo Draghi nello stesso modo con cui stavamo nel Conte II. La nostra voce deve sentirsi con forza non solo sui provvedimenti inerenti la Salute, cioè la materia che direttamente gestisce il nostro Segretario Roberto Speranza, che sta facendo un ottimo lavoro e al quale va tutta la mia solidarietà e la mia vicinanza. Tuttavia, dobbiamo dircelo, io penso che su questo fronte noi non siamo ancora sufficientemente adeguati. Quando parlo di noi, in questo caso, non mi riferisco ovviamente solo ad Articolo UNO, ma a quella Maggioranza che era stata la struttura portante del Conte II e cioè appunto noi, PD e M5S. Non possiamo permettere che il segno politico del Governo sia egemonizzato dall’opportunismo e dalla spregiudicatezza di Salvini. Occorre contrapporre a questo attivismo una politica che si regge su una ancora consistente forza parlamentare. Se non riuscissimo in questo obiettivo il rischio è che il Governo Draghi diventi la premessa di una lunga stagione della Destra al Governo nel nostro Paese.

Sappiamo che la crisi economica e sociale che seguirà la pandemia genererà uno scontento nel Paese che noi dobbiamo avere la forza e le proposte per interpretare, altrimenti il rischio è che ciò che è successo a Madrid nei giorni scorsi dilaghi anche nel nostro Paese. Invece occorre mettere insieme una proposta politica in grado di contendere la vittoria alla Destra alle prossime elezioni politiche, che saranno nel 2023, ma che potrebbero anche anticiparsi all’anno prossimo. E’ chiaro che così come siamo non ce la facciamo. Il Campo Democratico e Progressista si presenta debole, diviso e con soggetti politici non all’altezza della posta in gioco.

Non parlo certo di noi, che siamo un soggetto piccolo e fragile, tema su cui verrò alla fine del ragionamento, ma mi riferisco in modo particolare alle due forze che dovrebbero essere i soggetti portanti dello schieramento Progressista: il PD e il M5S. Non c’è dubbio che questi due soggetti sono usciti dalla caduta del Governo di Conte ciascuno in una propria crisi. Dall’evoluzione positiva o meno di queste crisi dipenderà la possibilità concreta di non fare delle prossime elezioni politiche una battaglia già persa. Nel PD le dimissioni di Zingaretti hanno aperto una nuova fase rappresentata dalla Segreteria di Enrico Letta. Non è tuttavia ancora chiaro se la Segreteria Letta potrà aprire un nuovo corso nella vita del PD, in grado di rimettere in discussione l’idea stessa di un progetto politico che non è mai decollato e che rischia di essere oggi già esaurito; oppure, come io temo, rappresenti invece solo una scelta di conservazione che ha impedito il deflagrare di contraddizioni interne che permangono, anche se sopite. D’altra parte, il tentativo di Giuseppe Conte di imprimere una svolta significativa al progetto del M5S appare ancora oggi confusa ed incerta nei suoi esiti. Si tratta di un tentativo coraggioso ed importante che noi incoraggiamo con convinzione, ma che sconta ancora oggi ambiguità nel rapporto con la Società Rousseau e con lo stesso fondatore Beppe Grillo e che ha già perso importanti adesioni del gruppo storico e forse altre ne perderà. Eppure l’esperienza del Conte II ha dimostrato che quella Maggioranza non solo stava governando bene una fase difficilissima, ma godeva anche del consenso profondo di una grandissima parte della popolazione italiana.

La pandemia del resto ha aperto una fase nuova anche nell’opinione pubblica del Paese. Nella sua drammaticità, il Covid, ha reso evidente come sia oggi importante il ruolo pubblico, il ruolo dello Stato, non solo nella gestione economica della crisi, ma anche nella difesa e salvaguardia di quelli che abbiamo chiamato i Beni Comuni Fondamentali: la Salute, la Scuola, il Lavoro, la difesa dell’Ambiente e del Territorio. Oggi tutti noi siamo più consapevoli che la Salute pubblica deve essere garantita dallo Stato, ché la Sanità privata concentrata solo sul profitto ha fallito clamorosamente nella gestione della malattia. A partire dalla disfatta lombarda. Allo stesso modo il venir meno, per forza maggiore, della Scuola pubblica come luogo dove si abbattono le differenze, ha reso esplicito quello che è il Paese reale: scarso collegamento internet, famiglie senza disponibilità di computer, case inadeguate a ospitare contemporaneamente genitori che lavorano e figli a lezione, tutti sul PC.

Il nostro percorso verso l’Assemblea Nazionale vuole quindi essere un contributo che noi diamo a tutto il Campo Progressista per provare ad invertire l’esito di una scadenza elettorale che sembra già segnato. Per questo abbiamo deciso di fare un’Assemblea aperta alla partecipazione diretta dei nostri interlocutori: per confrontarci con loro su questi temi e sulla risposta da dare a queste problematiche. Siamo soddisfatti perché la settimana prossima, il 14 e il 15 Maggio, alla nostra Assemblea Nazionale hanno già dato la conferma della loro partecipazione sia Enrico Letta che Giuseppe Conte, ma anche importantissimi interlocutori sociali come Maurizio Landini, Segretario Generale della CGIL e Francesca Chiavacci, Presidente Nazionale dell’ARCI.

La nostra Assemblea Toscana di oggi si inserisce quindi in questo percorso nazionale e, come vedete, è stata pensata con le stesse modalità di apertura e di interlocuzione. Ringrazio quindi i nostri Ospiti: Simona Bonafè, Maurizio Brotini, Irene Galletti, Daniela Lastri, Alessia Petraglia, Filippo Vasco e soprattutto, ringrazio il Presidente Eugenio Giani che ha raccolto favorevolmente il nostro invito. Sarà quindi questa l’occasione anche per ragionare insieme su alcune questioni che sono al centro del nostro dibattito regionale e che meritano, a nostro avviso, di essere qui sviscerate. Sono ormai passati oltre 6 mesi dall’insediamento della nuova Giunta Regionale presieduta da Eugenio Giani. Dobbiamo dire che questi mesi sono stati inevitabilmente concentrati sulla gestione della pandemia, e tuttavia adesso si pone il tema di affrontare alcune questioni che, se rinviate, potrebbero rischiare di aprire una fase conflittuale anche tra noi. A cominciare proprio dalla gestione della pandemia e della campagna di vaccinazione. Sarebbe ingeneroso dire che la Toscana ha male operato, tuttavia è innegabile che alcuni limiti e profondi ritardi si sono verificati. In particolare lo sconforto generato in migliaia di persone, spesso deboli, sole, anziane, costrette per ore – per giorni – davanti ad un terminale, ha prodotto un sentimento di abbandono e di profondo distacco, di lontananza delle istituzioni sanitarie dai cittadini. Su questo fronte non solo non si è voluto capire il disagio creato, ma si è perseverato con una modalità palesemente inadeguata.

Noi ci auguriamo che la campagna di vaccinazione ci aiuti a superare in tempi brevi questa fase così difficile della nostra vita, ma appena ne saremo fuori dobbiamo attrezzare la Regione Toscana a risposte più pronte e più adeguate in situazioni simili. Forse, Presidente Giani, l’idea che avevamo elaborato in Campagna elettorale, di dare vita ad una sorta di Stati Generali della Sanità dovrà essere concretizzata non appena sarà possibile. E anche l’obiettivo di assunzioni e stabilizzazioni di nuovo personale sanitario così come più volte dichiarato nella stessa Campagna elettorale, dovrà essere messo all’ordine del giorno. Ma non solo di questioni sanitarie dobbiamo parlare. La terribile tragedia di Luana D’Onofrio ha posto con violenta drammaticità la necessità che il Lavoro torni ad essere al centro della nostra azione politica. Soprattutto se, come sembra, le misure di sicurezza previste in quell’azienda non fossero state rispettate all’unico scopo di velocizzare la produzione a vantaggio del profitto e a scapito della vita stessa dei lavoratori. Ma, anche qui, non solo di sicurezza occorre parlare. Nella nostra Toscana troppe sono ormai le crisi aziendali aperte su cui sarebbe auspicabile un protagonismo più attivo anche del Governo Regionale. Per quanto ci riguarda, ci faremo promotori, insieme alla CGIL Toscana, di una valutazione complessiva delle situazioni aperte per provare a portare il nostro contributo anche attraverso l’impegno dei nostri parlamentari. Abbiamo supportato i lavoratori della Acciaieria di Piombino nel loro tentativo di dare sbocco ad una crisi che si trascina da anni senza che il Ministro dello Sviluppo Economico abbia ancora trovato il tempo di riceverli. Noi vorremmo che la Regione Toscana fosse più incalzante anche nei confronti del Governo Nazionale e che si facesse portatrice della loro battaglia.

Così come nelle numerose altre situazioni che si trascinano da tempo. Ne cito una per tutte, perché è emblematica di una crisi che si è protratta fino ad un esito che forse poteva essere evitato: la Bekaert di Firenze, ai cui lavoratori va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno e con loro a tutti coloro che soffrono per perdita del lavoro o per difficoltà economiche legate al lavoro, siano essi dipendenti o autonomi. In questo senso, la scelta di tenere aperti i supermercati della grande distribuzione il 1° Maggio, è una scelta infausta, che non merita neppure di essere ulteriormente commentata. Infine, parlando di lavoro, non possiamo esimerci da una valutazione della bruttissima vicenda che ha investito la zona del Cuoio. Non parlo naturalmente della vicenda giudiziaria. Su questa la magistratura lavorerà e approderà alle sue conclusioni. A noi rimane la speranza che tutti gli imputati, soprattutto coloro che rappresentavano a vario titolo la Regione Toscana, siano in grado di dimostrare la loro innocenza e la loro estraneità alle imputazioni. Tuttavia, è la questione politica che esplode con grande fragore. La vicenda mette in evidenza una zona grigia nei rapporti tra politica, istituzioni e imprese che non ci piace. E’ quella zona grigia che finisce per allontanare il cittadino dalla politica ritenendo quest’ultima terreno di privilegi, favori e distrazioni dalle regole. Sia chiaro, non mi scandalizza minimamente il rapporto e il dialogo con le aziende. Chi mi conosce sa che nella mia vita ho avuto modo di fare l’Amministratore pubblico in un territorio dove insiste una multinazionale che ha piani di sviluppo, necessità e programmi da gestire insieme al territorio. Non mi sono mai sottratto al confronto e al dialogo, credo anzi che sia doveroso capire anche le necessità delle aziende per meglio costruire opportunità di sviluppo e di lavoro.

Ma occorre sempre avere presente l’interesse generale. Senza una visione generale e un’idea di sviluppo complessiva – dentro cui sta anche lo sviluppo di una impresa o, come in questo caso, di un consorzio di impresse – si finisce solo per andare incontro ad esigenze particolari. Esigenze particolari che spesso sono solo il modo per creare maggiore profitto non certo a vantaggio dei lavoratori o del territorio; anzi spesso, come in questo caso, a scapito dell’ambiente e del territorio. Ecco, noi nella vicenda dell’ormai famoso emendamento, questa visione generale non l’abbiamo riconosciuta. Tutt’altro. Forse sarebbe anche il caso di mettere all’Ordine del Giorno l’approvazione di un nuovo Piano dei Rifiuti in Toscana, con uno sguardo particolare rivolto ai rifiuti speciali. Anche questo mi sembrava un impegno preso in Campagna elettorale. Sia chiaro – lo dico al Presidente Giani – noi poniamo queste questioni da forza di Governo.

La scelta di nominare la nostra Compagna Serena Spinelli Assessore nella sua Giunta, nonostante avessimo mancato per pochissimi voti il quorum per eleggere un Consigliere Regionale, è una scelta che abbiamo apprezzato e di cui lo ringraziamo. Tuttavia questa scelta si porta dietro delle conseguenze. Noi ci sentiamo corresponsabili del Governo Regionale e vogliamo partecipare alla definizione delle scelte strategiche della Regione. Non ci è piaciuta affatto la riunione fatta da PD e IV dove si dice, è stato addirittura riscritto il programma del Presidente. Mi rivolgo adesso direttamente alla Segretaria del PD, Simona Bonafè. Simona, non era questo quello che ci eravamo detti. Se il PD o peggio, il Presidente Giani, ritenesse che la sua Maggioranza fosse composta solo da PD e IV non avrebbe che da dirlo e noi ne prenderemo atto. Ma se così non è, allora noi chiediamo ufficialmente al Presidente Giani, da questa Assemblea di farsi garante di dare vita – da subito – ad un tavolo permanente della Maggioranza. Un tavolo dove la Sinistra, Articolo UNO le Compagne e i Compagni che insieme a noi hanno dato vita alla lista Sinistra Civica Ecologista, possano condividere le scelte strategiche del Suo mandato. Non ci può essere corresponsabilizzazione senza condivisione. Anche perché, caro Presidente, noi andiamo verso la gestione, anche in Toscana, delle ingenti risorse del PNRR e vogliamo essere coinvolti nelle scelte di fondo che segneranno lo sviluppo della Regione nei prossimi anni. Ora, io confesso qui di essere tifoso della Fiorentina, che è una condizione più triste perfino di quella di essere Uomo di Sinistra. Ma la scelta di impiegare le risorse del PNRR per finanziare lo Stadio Franchi è sincerante sconcertante. Ci sono in Toscana priorità ben maggiori, soprattutto quelle legate allo sviluppo della Costa. Non avevamo detto che in questa legislatura avremmo dovuto abbattere le divergenze tra due aree della Toscana che crescono a ritmi molto diversi?

Ecco il Recovery Plan deve essere lo strumento con cui provare a fare questa operazione: Corridoio Tirrenico, Sviluppo del Porto di Livorno, riconversione della Raffineria ENI. Lo Stadio lasciamolo pagare a Commisso. Ecco, noi vogliamo essere coinvolti nelle scelte strategiche del Governo Regionale. Altrimenti come facciamo a presentarci agli elettori dei Comuni che andranno al voto in questo 2021 come una Coalizione vincente che sia strategica su tutto il territorio nazionale: da Roma a Firenze, fino a Grosseto e a Sesto Fiorentino. La nostra iniziativa di oggi, insieme alle Assemblee Provinciali che abbiamo appena concluso, serve proprio a questo: a costruire una proposta elettorale che rappresenti una alternativa vera, di Governo, alla Destra.

Siamo impegnati a costruire ovunque un Campo Democratico e Progressista che sia in grado di raccogliere la maggioranza dei cittadini. Ma siamo anche impegnati affinché dentro questo Campo largo, le ragioni e le idee, i principi e i valori della Sinistra siano forti. Apriamo una battaglia contro la Destra, ma apriamo anche una sfida per l’egemonia culturale e politica dentro al Centro-Sinistra. Noi pensiamo che questo sia il ruolo di Articolo UNO. Il nostro obiettivo è quello di ricostruire un Partito che sia fortemente rappresentativo della Sinistra in Italia, ritenendo ciò che esiste oggi assolutamente inadeguato. Questo vale naturalmente anche per noi. Soprattutto per noi. Noi siamo consapevoli di essere insufficienti. Ma dobbiamo vivere questa nostra esperienza come un Seme in grado di produrre un Albero “robusto”. I tempi di crescita di questo Albero non dipenderanno solo da noi. Noi ci mettiamo a disposizione, ma molto dipende anche dalla risposta che i nostri interlocutori vorranno dare a questa nostra iniziativa. Io temo che dovremmo acconciarci a tempi non brevi. Per ricostruire un Partito “robusto” – robusto non solo organizzativamente, ma robusto anche culturalmente, idealmente, se preferite, ideologicamente – in grado di rappresentare nel suo complesso la Sinistra di questo Paese, temo ci vorranno anni. Forse sarà il compito di una Generazione.

Ma questo progetto deve cominciare ad essere visibile e riconoscibile dall’elettorato. Non si può continuare a presentarci con un Nome e un Simbolo diverso ad ogni scadenza elettorale. Noi abbiamo fatto il Capolavoro di presentarci alla scadenza delle Elezioni Regionali del 2020 in sei Regioni con sei Simboli diversi, con il risultato strabiliante di non aver eletto neppure un Consigliere. E’ chiaro che quello che è mancato è la riconoscibilità di un progetto nazionale con un suo Nome, un suo Simbolo, le sue priorità programmatiche e, perché no, una sua Leadership. Non c’è nessuna volontà di primogenitura in questa nostra proposta. Noi crediamo che Articolo UNO sia una ricchezza per questo progetto, ma il progetto lo si chiami come si crede. Lo dico in Bersanese, chiamiamolo Ugo. Ma chiamiamolo Ugo oggi, domani e dopodomani. E soprattutto – lo dico anche alle Compagne e ai Compagni di Sinistra Civica Ecologista – chiamiamolo Ugo a Roma, a Napoli, a Torino, a Milano e a Bologna. Perché se non si fa così rischiamo l’estinzione.

Nessuno si innamori del proprio orticello. Lo diciamo a noi stessi, ma vale per tutti. E tuttavia noi siamo consapevoli che questo nostro Seme che oggi è Articolo UNO, per poter diventare un Albero “robusto” ha bisogno di essere innaffiato, curato e tenuto in un terreno fertile che è quello del confronto. Per questo non vi è contraddizione tra la nostra proposta politica e la scelta di rafforzare la nostra organizzazione e il nostro radicamento sul territorio. Sulle scelte strategiche da intraprendere faremo un dibattito che investirà tutte le Compagne e i Compagni di Articolo UNO. Ci confronteremo sulla nostra prospettiva in una discussione che dovrà essere Congressuale.

Lavoriamo intanto con convinzione al nostro tesseramento che in questi giorni ha raggiunto risultati importanti con nuovi iscritti in molti territori della Toscana, ma anche con Compagne e Compagni che ritrovano slancio dopo mesi, anni di delusione e di inattività. Succede a Prato come a Grosseto. A Lucca e a Massa Carrara abbiamo fatto due Assemblee Provinciali eccezionali, che dimostrano non solo il nostro radicamento, ma anche la nostra capacità di essere soggetto politico che ha relazioni solide e che è interlocutore riconosciuto ed apprezzato. A Livorno abbiamo eletto un Segretario giovane e molto motivato, altri territori faranno lo stesso. Siamo pronti a superare noi stessi se sarà utile e necessario, ma sappiamo che la proposta di cui siamo portatori deve camminare sulle gambe di un soggetto che è a pieno titolo parte del dibattito politico e che quindi si deve rafforzare per meglio far camminare la sua proposta politica. Per questo, come già più volte annunciato, anche la nostra Segreteria Toscana sarà oggetto di una revisione, che la renda più funzionale agli obiettivi del Partito in questa nuova fase.Come sapete, lo Statuto attribuisce al Segretario la facoltà di presentare la sua Segreteria. Così farò entro pochi giorni, dopo un confronto con i Segretari Provinciali.

Grazie e Buon Lavoro a tutti noi.

 

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