di Simone Bartoli – Segretario Articolo Uno Toscana
Penso che in questa fase complessa il compito di Articolo UNO sia quello di farsi promotore di un processo politico che non è affatto scontato. Un processo politico di riforma e di riorganizzazione del campo democratico e progressista che possa competere con la Destra risultando vincente alle prossime elezioni politiche nazionali. Oggi non è così. Quello che non possiamo permetterci quindi è di attardarci nell’attesa che questo processo si inneschi spontaneamente o per l’azione di altri.
In modo particolare, a mio avviso, non sarà il Partito Democratico guidato da Enrico Letta che potrà, senza una spinta esterna, determinare questo processo politico. Anzi, per certi versi, penso che la Segreteria di Letta sia una scelta di conservazione dello status quo. Le contraddizioni che caratterizzano il PD fin dalla sua nascita potevano deflagrare con la scelta di Zingaretti di ritenere strategica l’alleanza con i 5 Stelle, che si era costituita a sostegno del Governo di Conte.
Le dimissioni di Zingaretti e l’elezione di Letta, hanno invece impedito che il PD affrontasse la discussione in modo aperto e trasparente e, attraverso quella discussione, assumesse una scelta in grado di definirne anche una nuova identità. La Segreteria Letta rischia quindi di essere un fattore di rallentamento e di allungamento dei tempi rispetto alle aspettative di tanta parte di elettorato che chiede invece al PD una chiara scelta di campo e una conseguente, definitiva, rottura con il renzismo ancora così presente al suo interno.
Anche il tentativo di Giuseppe Conte di riorganizzare il Movimento 5 Stelle attorno ad una scelta definitiva di appartenenza al campo progressista deve essere guardata con interesse. Ma anche in questo caso, per quanto generoso, il tentativo appare ancora confuso ed incerto e, in ogni caso, lontano dalla storia della Sinistra, tanto che difficilmente un elettorato culturalmente e politicamente ancorato ai suoi valori potrebbe vedere in questo soggetto un punto di riferimento.
Penso quindi che ci sia bisogno ancora di un soggetto autonomo della Sinistra che provi a raccogliere una fetta importante di elettori che non si riconoscono né nel PD di Letta né nei 5S di Conte. Un soggetto che sia da un lato collante tra queste due esperienze per saldare quell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile di cui il Paese necessita e dall’altro lato che sia lievito per far crescere quella stessa Alleanza dandole un’anima, portandovi dentro valori e ideali propri della Sinistra.
Non parlo certo di un’esperienza che abbia funzione di mera testimonianza o, tanto meno, che ambisca a un ruolo minoritario nella società. Parlo di un’organizzazione in grado di dare rappresentanza alla questione sociale, espulsa ormai dal dibattito politico: la qualità del lavoro, la sanità pubblica, la scuola pubblica, una riforma fiscale progressiva. L’obiettivo, piuttosto, è proprio quello di togliere l’appannaggio di questi temi ad altri progetti, questi sì, minoritari.
Occorre portare questi contenuti dentro un’Alleanza che si proponga come coalizione di Governo. Penso che di questa Alleanza debba far parte, oltre al PD di Letta e al M5S plasmato da Conte, anche una forza autonoma della Sinistra che, rappresentando non solo l’ecologismo o i diritti civili ma anche propriamente la questione sociale, sia fondamentale per la vittoria elettorale. E che possa anche aprire, all’interno della stessa Alleanza, una sfida per l’egemonia culturale e politica.
Abbiamo bisogno di sollecitare nuovo entusiasmo e una nuova spinta verso il nostro progetto, un nuovo senso di appartenenza verso la nostra comunità, proprio per metterci nelle condizioni di essere protagonisti e promotori di questo processo di riorganizzazione del centro-sinistra con una esplicita componente di Sinistra al suo interno. Penso anche che dobbiamo provare a testare elettoralmente questa ipotesi a partire dalle grandi città che andranno al voto in questo 2021.
Non possiamo ripetere l’errore commesso alle scorse elezioni regionali, presentandoci con una lista diversa in ogni contesto. Credo che abbiamo bisogno di fare una scelta nazionale che si realizzi in tutti i Comuni e che sia caratterizzata, anche nel simbolo, dal nome di Roberto Speranza, provando a tradurre in consenso politico la stima e il consenso che il nostro Segretario si è conquistato come Ministro della Salute, come dimostra anche l’appello a suo sostegno che ha visto così tante e qualificate sottoscrizioni.