di Simone Bartoli
Segretario Articolo Uno Toscana
Arrivati ufficialmente alla cosiddetta Fase 2 crediamo che sia molto opportuna una valutazione seria e veritiera della situazione che il Paese ha dovuto affrontare e in cui siamo ancora immersi, seppure appunto in una fase diversa. L’epidemia che ha investito il Paese all’inizio dell’anno ci ha trovati indubbiamente impreparati, nessuno di noi avrebbe potuto immaginare, infatti, una situazione come quella che stiamo attraversando.
Dobbiamo però riconoscere anzitutto che l’operato del Governo di cui facciamo parte ha saputo reagire con fermezza e con capacità fin dall’inizio della crisi. Quando prima di tutti abbiamo adottato le misure severissime di restrizione – distanziamento sociale o fisico, chiamatelo come preferite – altri Paesi Europei, non ancora colpiti come noi, ci hanno deriso. Lo ha fatto la Francia e lo ha fatto la Gran Bretagna di Boris Johnson, che era giunto a teorizzare la necessita di creare un’immunità di gregge, facendo “liberamente contagiare” i cittadini britannici. Poi Johnson si è ammalato e la Francia è stata duramente colpita dal Virus, e allora le loro misure di contrasto alla pandemia sono divenute improvvisamente le stesse che avevamo già adottato noi. Noi oggi dobbiamo essere consapevoli che queste misure ci hanno consentito di limitare fortemente i danni. E questo grazie al Governo che abbiamo e alla fermezza che Roberto Speranza ha tenuto dentro la compagine governativa.
Certo, le misure di lockdown hanno finito per avere un impatto estremamente negativo sul tessuto economico del Paese. Ma anche in questo caso, le misure che il Governo ha messo in cantiere sono misure formidabili; aiuti che complessivamente sono in grado di mobilitare risorse ben più ampie di una legge di bilancio. Ma non è solo un bilancio quantitativo che va fatto. Bisogna anche riflettere sul segno di tali provvedimenti. Aiuti alle piccole e piccolissime imprese. Cassa integrazione in deroga per i dipendenti. Disoccupazione in deroga per chi aveva perso il lavoro e – soprattutto – blocco dei licenziamenti. Certo, ci sono stati ritardi e ci sono ancora nel far giungere effettivamente il sostegno di cui hanno bisogno a lavoratori e imprese. Su questo fronte occorre non abbassare la guardia e snellire al massimo ogni burocrazia. E noi dobbiamo essere puntuali per segnalare eventuali ritardi e intoppi, per qualificare e sostenere al meglio l’azione del Governo.
E’ chiaro che le risorse messe a disposizione mediante debito pubblico, non possono essere sostenute solamente con le nostre forze. Eppure, anche nei confronti con i nostri Partners Europei, bisogna dare atto al Governo di aver sostenuto uno scontro molto difficile riuscendo, almeno per il momento, a modificare l’agenda che i Paesi del Nord sostenuti dalla Germania volevano imporci, con i loro strumenti e le loro garanzie (penso ovviamente prima di tutto all’utilizzo del MES). Eppure Conte è riuscito ad inserire nel dibattito lo strumento dei Recovery Bond, che possono consentire una solidarietà tra Paesi che l’UE non ha finora mai conosciuto. Certo, ciò è stato possibile anche grazie all’alleanza costruita con Francia e Spagna a sostegno di questa posizione. Alleanza tuttavia che non era certo scontata e che si è dovuta costruire con pazienza e impegno.
Infine, le misure presentate per questa Fase 2, sono misure che necessariamente si inseriscono in una linea di inevitabile prudenza. Non bisogna infatti dimenticare che – utilizzo le parole di Roberto Speranza – non siamo affatto fuori dall’epidemia, ma ne siamo ancora dentro. E’ chiaro e comprensibile a tutti, che dopo due mesi di lockdown, con l’emergenza economica che rischia di lasciare a terra tantissimi lavoratori e tantissime imprese (soprattutto le più piccole, come è ovvio), ci sia una generale e diffusa voglia di riapertura, anche perché fortunatamente i dati del contagio diminuiscono sensibilmente. Ma non bisogna mai dimenticare che i dati del contagio diminuiscono proprio grazie alle misure prese. Proprio in questa seconda fase è quanto mai necessario quindi che la regia dei provvedimenti sia in mano al Governo.
Noi non abbiamo infatti apprezzato l’attivismo dei Presidenti di Regione che con le loro ordinanze particolari hanno solo contribuito a creare confusioni ed incertezze nella cittadinanza. Non possiamo dimenticare le posizioni ondivaghe delle Regioni del Nord – soprattutto la Lombardia, ma anche il Veneto, da questo punto di vista – nell’affrontare la pandemia: prima tutto aperto… poi tutto chiuso… adesso tutto nuovamente aperto! Per non dire della Calabria, dove è stata necessaria una impugnazione dei provvedimenti da parte del Ministro per gli Affari Regionali. Eppure neanche la nostra Regione è stata esente da manie di inutile protagonismo che hanno caratterizzato le ordinanze di Enrico Rossi, ultima fra tutte, quella di consentire le passeggiate tre (TRE!) giorni prima di quanto avvenuto a livello nazionale, con le nostre città improvvisamente affollate senza tener conto dei rischi che tale messaggio avrebbe potuto determinare. Certo oggi non è il momento, ma in prospettiva, una riorganizzazione del rapporto tra Stato e Regioni sarà un terreno su cui inevitabilmente confrontarci di nuovo.
Tutto ciò ha finito per indebolire il Governo Nazionale e la sua strategia di lotta al Virus. Ed è chiaro che le manovre per cambiare il quadro politico nazionale e spostare a destra l’asse governativo sono ricominciate in grande stile. Certo, erano manovre già presenti e pressanti prima dell’avvento dell’epidemia. Tornano a manifestarsi adesso che la fase acuta sembra affievolirsi, e torneranno con maggiore forza all’indomani della crisi. Una volta che l’emergenza sanitaria sarà superata. Ci sono, dentro tali manovre, i protagonismi di chi non si è mai rassegnato alla perdita del Governo (vedi Salvini) e di chi vede la propria strategia morire dentro questo quadro di governo e punta ad essere riferimento della parte più conservatrice dell’opinione pubblica, come la CEI (vedi Renzi).
Ma c’è anche una volontà espressa con sempre maggior forza di quelli che un tempo avremmo chiamato “poteri forti” che puntano alla gestione delle ingenti risorse della fase della ricostruzione. Non a caso assistiamo ad un riposizionamento generale della grande stampa nazionale. Prima le posizioni di Enrico Mentana che segnano di fatto uno spostamento dell’asse editoriale de La7 (non dimenticando che dello stesso gruppo editoriale fa parte anche il Corriere della Sera). Poi la riorganizzazione del Gruppo Repubblica, che con la girandola dei Direttori assume un connotato senza dubbio più moderato, in linea con la nuova proprietà. Per questo noi abbiamo voluto lanciare anche provocatoriamente l’idea di riappropriarci di uno strumento di lettura e di analisi della società. Un organo di stampa di cui la Sinistra sente sempre più il bisogno, proprio in una fase in cui l’uscita dalla pandemia può anche aprire nuovi scenari se sapientemente indirizzata verso una società diversa, più giusta e più equa.
L’avvio di quel Green New Deal che costituiva l’obiettivo fondamentale del Governo Conte fin dalla sua costituzione, quella trasformazione in senso politico di una maggioranza parlamentare su cui tanti abbiamo investito considerandolo il punto di arrivo per dare a questa maggioranza una Visione Strategica. La ricostruzione dovrà essere improntata al raggiungimento di questo traguardo che abbia come assi portanti: una nuova programmazione economica e territoriale che veda il pubblico di nuovo protagonista; una progressiva riconversione ecologia della produzione; una forte innovazione dei processi produttivi e dei prodotti stessi; una solidarietà sociale che sia collante della cittadinanza. Sono questi anche i titoli con i quali contribuiremo al programma regionale della coalizione che si presenterà alle elezioni che si terranno in autunno prossimo.
Per questo io credo che sia necessario da parte di tutti noi avere la consapevolezza della importanza della partita che si sta per aprire. Difendere oggi questo Governo significa impedire uno scivolamento a destra del quadro politico nazionale.
Ma significa soprattutto tenere aperta una possibilità concreta affinché una nuova fase dello sviluppo possa cominciare. Siamo, in altre parole, forse ad un momento di passaggio. Chi Governa il momento di passaggio può scegliere quale strada intraprendere. Se perdessimo questa possibilità probabilmente non se ne ripresenterebbero altre per un periodo lungo di tempo. E’ la scommessa che abbiamo intrapreso quando abbiamo dato vita all’esperienza di Articolo UNO. Oggi abbiamo davanti a noi nuove possibilità: la gestione di questa fase da parte del Governo, la consapevolezza che la pandemia ha aperto in buona parte dell’opinione pubblica e il consenso e l’apprezzamento generale nei confronti di Roberto Speranza.
Oggi dobbiamo trasformare questo apprezzamento che Roberto con il suo lavoro ha saputo capitalizzare – e lo ringraziamo per questo – in consenso diffuso ad Articolo UNO e alla nostra linea politica. Il momento è adesso. C’è bisogno di valorizzare il nostro protagonismo e la nostra capacità di essere attori politici in grado di incidere sulla realtà delle cose. C’è bisogno di investire convintamente su noi stessi. L’esperienza di questi mesi ed il collettivo che abbiamo messo in piedi mi dicono che insieme possiamo farcela!