Informazione concentrata nelle mani di pochi. E allora riprendiamoci l’Unità

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di Simone Bartoli
Segretario Articolo Uno Toscana

 

Prima le dichiarazioni francamente sconcertanti di Enrico Mentana. Poi il licenziamento del direttore di Repubblica Carlo Verdelli. Sono episodi completamente diversi. Il primo conferma l’idea narcisistica del giornalista che pensa di essere il “messaggio” e non semplicemente il “media”. Il secondo attiene alla riorganizzazione di un gruppo che vanta numerose testate nazionali e locali, passato ad una nuova proprietà che non dimostra la sensibilità di difendere un Direttore oggetto di minacce fasciste, neppure temporaneamente, per non lasciarlo solo.
Resta il fatto che proprio nei giorni dell’anniversario della Liberazione, la cronaca ci fa riflettere su uno degli aspetti centrali della Libertà riconquistata, la libertà di stampa. Se escludiamo i giornali illeggibili (quelli alla Libero, per intenderci), ci accorgiamo che i due gruppi editoriali più importanti del Paese, che pubblicano le testate più prestigiose, dal Corriere della Sera alla Repubblica, trasmettono ormai un’informazione tutt’altro che obiettiva. Intendiamoci, non credo che i giornali debbano essere imparziali (anzi qui rivendico esattamente il contrario), ma obiettivi sì.
Vi è stata nei confronti del Governo Conte, una campagna di delegittimazione continua. E’ chiaro a tutti che la maggioranza che sostiene il Governo sia una maggioranza debole. Che già prima della pandemia vi fossero manovre tese a superare il quadro politico esistente. E che tali manovre si ripresenteranno ancora più violente non appena la fase più acuta dell’emergenza sarà passata. E tuttavia, la grande stampa non perde occasione per attaccare le scelte compiute dal Governo che hanno avuto il merito di affrontare con decisione una situazione mai verificatasi prima di ora, ed un Presidente del Consiglio che anche in Europa ha alzato la voce con fermezza e determinazione ottenendo risultati significativi.
Si può certo ritenere che quanto fatto sia stato insufficiente e che quanto ottenuto sia inadeguato, ma non si possono negare i fatti e i risultati raggiunti. Ed allora la questione su cui occorre oggi riflettere è, a mio avviso, la seguente. In Italia manca un giornale che riesca ad unire l’obiettività della narrazione dei fatti ad una lettura progressista. Una testata che abbia forza ed autorevolezza per sostenere tesi che oggi non trovano nessuno strumento editoriale per essere trasmesse all’opinione pubblica.
Per semplificare direi che ci manca “l’Unità”. E allora riprendiamocela. Sarebbe veramente una bellissima sfida quella di una grande sottoscrizione finalizzata ad un azionariato popolare per riportare in edicola il giornale fondato da Antonio Gramsci. Il tema non è ulteriormente rinviabile. Certo, si potrebbe rispondere che in Italia manca un giornale della Sinistra, semplicemente perché manca una organizzazione della Sinistra. Ma io sono convinto che le due questioni possano e debbano essere affrontate congiuntamente e l’una possa essere di stimolo all’altra e viceversa.
Un giornale serve infatti non solo a raccontare i fatti da un’angolazione specifica; ma un giornale militante serve anche a costruire una coscienza collettiva. A darsi uno strumento di lotta che possa rilanciare autorevolmente l’idea e la necessità di una forza politica Eco Socialista. Proprio adesso, quando si tratta di ricostruire un sistema Paese facendo tesoro di questa drammatica esperienza che stiamo vivendo, è necessario puntare in alto e porsi obiettivi ambiziosi. Se non indirizziamo subito il verso di marcia della ripresa, altre spinte lo faranno. E l’aiuto di un giornale può essere fondamentale, insieme al web e a tutti gli strumenti in grado di informare più velocemente, ma certo meno approfonditamente.
Penso che sarebbe ora di provarci!

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