di Simone Bartoli – Segretario Comitato regionale Toscano Articolo Uno
La fase politica che stiamo attraversando segnerà sicuramente un passaggio significativo. La nascita del Governo Draghi, il cambio di Segreteria nel Partito Democratico, l’avvento di Conte alla guida del Movimento 5 Stelle e soprattutto la necessità di riorganizzare il campo democratico e progressista per sconfiggere la Destra e per aprire una nuova prospettiva nel Paese, rilanciando l’idea dell’importanza dei beni pubblici fondamentali: il lavoro, la salute, l’ambiente, la scuola, i diritti. Rilanciando cioè, una visione della Società caratterizzata dai
valori propri della Sinistra. Il “tempo sospeso” della pandemia dovrà necessariamente essere utilizzato a questo scopo.
Occorre anzitutto comprendere che l’avvento del Governo Draghi non si è determinato solo per la crisi irresponsabile aperta da Italia Viva e da Matteo Renzi. Il Governo Draghi è frutto di un lavorìo incessante di una parte significativa del Paese, quella della Confindustria e della grande stampa, quella di una borghesia tutt’altro che illuminata che da molti mesi operava per porre fine all’esperienza singolare del Governo Conte II – e alla “strana” maggioranza che lo sosteneva – ritenuto evidentemente non in grado di garantirne gli interessi, soprattutto alla vigilia di una possibilità di spesa senza precedenti, che avrebbe potuto perfino riformare significativamente il Paese.
Non bisogna quindi sottovalutare il disegno politico di questa parte del Paese, sapendo che l’obiettivo non era la nascita del Governo Draghi, che rappresenta piuttosto la premessa per una restaurazione dell’ordine così come inteso da questi soggetti. Il Governo Draghi sarà un terreno di battaglia politica, nel quale lo scontro si svolgerà su ogni singolo provvedimento, già dentro il Consiglio dei Ministri, prima ancora quindi di giungere alle Aule Parlamentari.
Per questo motivo era fondamentale farne parte, per non lasciare un campo libero, ma per presidiarlo con vigore. Ne deriva tuttavia la necessità di capire, da subito, che non possiamo stare nel Governo Draghi con le stesse modalità con cui siamo stati nel Governo Conte. Non sarà sufficiente quindi proseguire con la stessa intensità l’ottimo lavoro svolto da Roberto Speranza al Ministero della Salute. La nostra voce dovrà pesare sulla definizione di
tutta la politica governativa. Per questo sarà fondamentale dare forza e visibilità alla Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile con PD e 5S, da costruire nelle istituzioni e sui territori. Sapendo tuttavia che i partners di questo nostro progetto sono numericamente più grandi di noi, ma sono altresì attraversati loro stessi da fenomeni di trasformazione che rendono il nostro lavoro fondamentale: dobbiamo noi prima e più degli altri spingere per la realizzazione di questa Alleanza, dobbiamo esserne il soggetto più convintamente promotore.
L’avvento della Segreteria Letta, dentro il Partito Democratico, apre sicuramente una fase diversa da quella precedente. Le contraddizioni che erano emerse sulla linea politica e che hanno portato alle dimissioni dello stesso Zingaretti, rischiavano, se esplose, di precipitare il PD verso un’implosione che avrebbe perfino potuto determinarne la fine. La scelta di Letta, mette prima di tutto al riparo da questo rischio per loro catastrofico, ma che forse avrebbe contribuito a far chiarezza di un progetto superato senza essere mai davvero maturato.
Tuttavia i nodi politici non affrontati si riproporranno e si tratterà di capire come proverà a risolverli Letta.
Penso che Letta sarà interlocutore serio e capace, ma certo non sarà con la sua Segreteria che possiamo aspettarci l’apertura di una fase costituente per un rinnovato campo progressista. A lui dobbiamo chiedere di lavorare senza ambiguità per lanciare l’Alleanza strategica con la Sinistra e con i 5 Stelle. D’altra parte, vedremo tra pochi giorni in cosa si concretizzerà il progetto di rinnovamento dei 5S elaborato da Conte. In modo particolare, se questo progetto potrà risolvere positivamente la crisi di crescita che ha investito il Movimento, superandone definitivamente le pulsioni antipolitiche e ancorandolo stabilmente dentro il campo dei progressisti.
La costruzione dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, come lo stesso Conte ha voluto battezzarla, è per noi fondamentale poiché rappresenta l’unico vero progetto, sperimentato e apprezzato da grandissima parte dell’opinione pubblica del Paese durante il precedente Governo, di costruire una proposta alternativa alla Destra per le prossime elezioni politiche. Il consenso registrato dalla cittadinanza ci deve convincere che se vogliamo impedire una
vittoria di Salvini e Meloni alla scadenza elettorale, è sulla continuazione di questo progetto che dobbiamo investire con forza e determinazione. Inoltre può rappresentare per noi anche il terreno su cui aprire una battaglia per l’egemonia della Sinistra dentro il Centro-Sinistra.
Un Centro-Sinistra che non sia più necessariamente a guida moderata, ma che possa esprimere idee e candidature connotate decisamente a Sinistra, a partire dal rinnovo dei Sindaci delle grandi città per le quali andremo al voto in questo 2021: Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna. Per lanciare questa sfida egemonica tuttavia, occorre adesso che noi rafforziamo con decisione la terza gamba di questa coalizione: la Sinistra. Oggi ci sono le condizioni per poterlo fare. La pandemia ha infatti fatto emergere con convinzione una nuova consapevolezza: i beni pubblici fondamentali non possono essere messi in discussione e lo Stato nazionale deve essere garante attivo, anche nell’economia, della loro nuova centralità.
Tocca a noi adesso fare un passo avanti. Non è con formule organizzative che risolveremo il problema della rappresentanza a Sinistra di queste idee. Non si tratta di cercare nessuna scorciatoia per mettere insieme pezzi di ceto politico se manca un messaggio chiaro rivolto alla popolazione. Non sarà attraverso l’invenzione di leadership effimere a risolvere il problema. Non lo è stato con Pisapia e non lo sarà con Elly Schlein. Quello che serve è
costruire tenacemente, con convinzione e determinazione, una nuova coscienza collettiva. Le leadership si costruiscono sul campo e noi una l’abbiamo vista crescere sul campo più difficile proprio in questi mesi: quella di Roberto Speranza.
Non si tratta qui di bastare a noi stessi, cosa ridicola anche solo da pensare quando le percentuali a Sinistra non superano complessivamente il tre per cento. Si tratta però di capitalizzare il lavoro svolto e non ricominciare tutte le volte un percorso da capo, come un’infinita tela di Penelope, dove per la necessità di ampliare il campo si finisce sempre per disfare quanto fatto. Roberto Speranza è il Segretario politico che gode maggiore consenso nel Paese, peccato che il Paese non sappia che è Segretario di Articolo UNO. Forse sarebbe il caso questa volta di rompere un tabù e provare a misurare il ritorno elettorale di liste a Sinistra con il richiamo al nome di Roberto Speranza in tutte le città che vanno al voto.
Liste aperte alla presenza e alla collaborazione anche di coloro che non hanno partecipato al percorso di Articolo UNO, a tutti i progressisti, agli ecologisti, alla società civile, ma liste con una chiara connotazione di un progetto nazionale. Non come abbiamo fatto nelle ultime elezioni regionali dove in ogni Regione abbiamo presentato una soluzione diversa con l’unico risultato di non eleggere neppure un Consigliere. Non potrà certo finire peggio di così, ma potrebbe invece essere il nucleo di una Sinistra che prova a ricostruire se stessa, dentro un’Alleanza che voglia sconfiggere la Destra e che voglia riproporre con decisione le proprie idee e i propri valori. Potrebbe essere un bel precedente per la scadenza politica nazionale.