Di Simone Bartoli Segretario Regionale Articolo Uno Toscana
Ho avuto modo di ascoltare Massimo D’Alema nel suo discorso di Auguri in occasione del meeting online promosso da Articolo UNO. Credo che quel discorso abbia avuto un grande merito: quello di accendere i riflettori su una prospettiva, che personalmente non condivido, ma che ormai da mesi è il convitato di pietra di ogni discussione dentro Articolo UNO, il ritorno nel PD.
D’Alema si dice convinto che quella sia la prospettiva giusta, io invece come detto, non lo sono affatto e provo, ancora una volta, a spiegarne le ragioni. Articolo UNO è nato per ricostruire una grande forza politica della Sinistra nel nostro Paese, una forza che dia voce e rappresentanza alla “questione sociale”, al mondo del Lavoro, sempre più frammentato – e quindi più debole – in questa Società post-industriale e governata dagli algoritmi. Questo processo – che non abbiamo certo la presunzione di poter fare da soli – è un percorso di lungo periodo. Ci vorranno anni per superare lo scetticismo degli strati sociali più deboli verso la Sinistra, colpevole di averli lasciati a lungo da soli. Penso, solo per fare gli esempi più eclatanti degli ultimi anni, al disdicevole voto a favore del Job’s Act renziano o alla approvazione della riforma pensionistica della Fornero.
Occorre ricostruire una connessione sentimentale tra la Sinistra e il mondo del Lavoro, per tornare a rappresentare coloro che purtroppo oggi non vogliono farsi rappresentare da noi. E quindi si rifugiano nell’astensionismo elettorale o, peggio ancora, nel voto ad una Destra che promette protezione ai deboli a scapito di altri deboli, o in un voto di protesta come è stato quello che abbiamo visto scivolare negli anni passati dalla Sinistra verso il M5Stelle. Un eventuale ritorno nel PD non è affatto la risposta a queste esigenze. Penso che se il gruppo dirigente nazionale di Articolo UNO proporrà questo percorso il corpo del Partito non lo seguirà. Spero che ci sarà la possibilità di una discussione democratica e partecipata che coinvolga tutte le iscritte e gli iscritti ad Articolo UNO. Un Congresso Nazionale da tenersi nei primi mesi del 2022.
Ma non un Congresso costruito come un bilancio sull’esito di una questione marginale come le Agorà del PD: sarebbe solo un Congresso di separazione tra chi ha già scelto la via del ritorno e chi comunque, quella via non la prenderà. Servirebbe invece un Congresso vero, che si confronti sulle prospettive strategiche della Sinistra. Sullo scenario internazionale, sulla crisi della democrazia, sulla necessità di un nuovo socialismo, sulla transizione ecologica. Una democrazia svuotata dalla nuove tecnologie che, attraverso l’utilizzo dei dati sensibili di ciascuno, sono in grado di fatto di indirizzare non solo le nostre scelte commerciali, ma anche le nostre preferenze politiche. Un capitalismo che si fa più aggressivo aumentando le diseguaglianze e le differenze, mercificando più che in passato il lavoro e lo stesso ambiente che viviamo. Tutto sottoposto al profitto. E la pandemia rende tutto ciò ancora più evidente. Il PD raccoglie ancora tanta parte dell’elettorato della Sinistra; ma è un progetto fallito che non è in grado di dare voce alle contraddizioni della Società, né rappresentare il mondo del Lavoro. È chiaro che non è il Partito che dobbiamo ricostruire, tantomeno quello nel quale dobbiamo ritornare. Occorre allora cambiare nettamente strada. E il gruppo dirigente di Articolo UNO dovrebbe indicare questa strada che non guarda certo ad un ritorno al passato. Il vicenda del Decreto sulle Delocalizzazioni è stata emblematica. La soluzione raggiunta è insoddisfacente. Quello che si doveva fare era proporre in Parlamento il DDL elaborato dal Consiglio di Fabbrica della GKN e non lasciarlo nelle mani del Senatore di Potere al Popolo, che non ha nessuna possibilità di farlo approvare. Siamo però ancora in tempo a sostenerlo. Se vogliamo ricostruire un Partito del Lavoro è su queste questioni che bisogna batterci.