di Simone Bartoli – Segretario Articolo Uno Toscana
La crisi di Governo aperta da Matteo Renzi non è affatto uno scontro tra personalità o tra caratteri incompatibili, cioè tra quello del medesimo Renzi e quello del Presidente Conte, come spesso i giornali nostrani tendono a presentarla. E’, invece, uno scontro di natura politica molto forte. Mi verrebbe quasi da dire, uno “scontro di classe”, il primo vero scontro di classe da molto tempo. Fino ad ora infatti vivevamo in un contesto di “pensiero unico”, dove gli interessi della parte più forte del Paese sono stati raccontati come interessi generali. E’ stata la fase del neoliberismo alla quale anche la Sinistra ha finito per accondiscendere.
L’alleanza di Governo cha ha sostenuto il Conte II e che con grande fatica siamo riusciti a mettere in piedi, dopo i fallimenti del 2013 e del 2018, può rappresentare, in effetti, l’embrione di una coalizione che ritrova dopo molto tempo un feeling nuovo con le fasce sociali più deboli, e ne sono prova i provvedimenti presi in una fase difficilissima come quella pandemica, dal blocco dei licenziamenti, alla cassa integrazione diffusa, agli aiuti alle piccole imprese così fortemente colpite dalla crisi. Conte è quindi il simbolo di questa coalizione, e forse al momento l’unico soggetto che può ancora tenerla insieme in una prospettiva futura.
E’ proprio questo il motivo politico per cui Renzi ha aperto la crisi. L’obiettivo è quello di cambiare il Presidente del Consiglio per provare ad affossare questa prospettiva politica da lui osteggiata. Non dimenticheremo infatti, che alla nascita di questa legislatura, quando anche allora il Presidente Fico fu incaricato da Mattarella di verificare (come oggi) la possibilità di un Governo che mettesse insieme 5Stelle, PD e LeU, Renzi, allora Segretario del PD, disse che lo scenario non lo riguardava e che lui se ne sarebbe stato comodo sul divano a mangiarsi popcorn mentre guardava il film della alleanza che si stava saldando tra Di Maio e Salvini.
Per questo avremmo preferito che la crisi si risolvesse con l’uscita di scena dello stesso Renzi e il proseguimento del Governo Conte II con una maggioranza allargata ad altri settori del Parlamento che rendessero ininfluente Italia Viva. Eravamo perfino disposti a tollerare i cosiddetti responsabili piuttosto che dover fare ancora i conti con gli irresponsabili renziani. Purtroppo questo tentativo è fallito e siamo costretti a provare a vanificare la crisi innescata da Renzi in altro modo. Provando cioè a ripristinare la situazione precedente all’apertura della crisi stessa per rendere ininfluente quella iniziativa così spregiudicata.
Per ottenere questo risultato occorre quindi formare un nuovo Governo ancora presieduto da Giuseppe Conte. Ma ciò non sarà sufficiente. Occorre anche che alcuni Ministri che hanno caratterizzato l’azione di questo Governo restino saldamente al loro posto: penso anzitutto al ministro della Salute Roberto Speranza, ma anche al Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Ma soprattutto occorre che il nuovo Governo abbia lo stesso profilo politico e programmatico del precedente, a cominciare dall’attenzione al lavoro, al rafforzamento della sanità pubblica, ad una proposta di riforma della fiscalità per renderla più giusta e più equa.
Ed infine, molto importante, occorre dare seguito all’accordo fatto per dare al Paese una legge elettorale di natura proporzionale, che possa garantire una rappresentanza reale delle forze politiche in un nuovo Parlamento che sarà ridotto di un terzo a seguito del referendum sul taglio dei parlamentari votato nel settembre scorso. Se riusciamo in questo intento riusciremo a sconfiggere l’attacco renziano e potrà aprirsi anche una nuova prospettiva politica che guardi alla trasformazione di questa alleanza di Governo in una prospettiva politica strategica da proporre al Paese. Un grande campo democratico cioè in grado di fermare la Destra populista.
Se non ci riusciremo, sarà forse meglio pensare ad elezioni anticipate piuttosto che a Governi tecnici o istituzionali che riportino il Paese indietro di almeno un decennio, e che sono, non a caso, il vero obiettivo di Renzi e di buona parte del Centro-Destra nostrano. Anche dall’opposizione potremo infatti ricominciare quel lavoro di ricostruzione di un nuovo soggetto capace di dare rappresentanza agli ideali e ai valori della Sinistra. Un soggetto politico grande e rappresentativo che oggi purtroppo manca al Paese e la cui assenza si percepisce con forza proprio in un momento di estrema difficoltà come quello che stiamo vivendo.