Dalla festa di Articolo 1 di Livorno nuova linfa e vitalità per rafforzare la Sinistra di Governo

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Di Simone Bartoli – Segretario Articolo 1 Toscana

Domenica scorsa si è conclusa la nostra Festa Regionale #UNICA, che abbiamo tenuto a Livorno. Possiamo dire senza ombra di dubbio che la Festa è stata un successo da ogni punto di vista. Dal punto di vista politico, anzitutto. Una partecipazione oltre ogni migliore nostra aspettativa e una presenza mediatica sulla stampa e le TV ben oltre la città di Livorno. Voglio quindi anche in questa occasione ringraziare tutte le Compagne e i Compagni che hanno reso possibile questo evento, dedicando tempo, energie, impegno e passione.
La Festa ha dimostrato che Articolo UNO è una realtà vitale, che ci sono ancora Compagne e Compagni disposti a sacrificarsi per qualcosa in cui credono. L’attivismo e la militanza sono valori imprescindibili della politica, soprattutto a Sinistra, che in questi ultimi anni abbiamo rischiato di dimenticare. In quei sei giorni abbiamo respirato un clima meraviglioso, nonostante la stanchezza di tutti, mai un attrito, mai una discussione, mai un segno di nervosismo da parte di nessuno.
Ma la Festa ha anche dimostrato che Articolo UNO è già, e può esserlo ancora di più, un punto di riferimento per tanta parte del popolo della sinistra. Gran parte di quegli orfani, abbandonati, dei senza casa, che in quei giorni a Livorno si è ritrovata. Tante facce note hanno partecipato ai nostri dibattiti, tanti militanti con cui in questi ultimi 30 anni abbiamo condiviso pezzi di strada, tragitti, separazioni; tutto ciò che ha caratterizzato la disgregazione della Sinistra. Molti di loro sono oggi soli, sono nel bosco, per dirla alla Bersani.
Io sono ancora convinto che noi dobbiamo tirarli fuori dal bosco, così come li abbiamo tirati fuori per farli venire ad ascoltare Roberto Speranza o Massimo D’Alema a Livorno. Ma per tirarli fuori bisogna ricostruire una casa. E sono convinto che dopo le elezioni amministrative del 4 Ottobre noi dobbiamo discutere proprio di questo: di come possiamo ricostruire una casa per tutti coloro che hanno le nostre stesse radici, la nostra cultura politica, lo stesso nostro senso di appartenenza.
Le elezioni amministrative non segneranno una svolta. Ancora una volta abbiamo avuto paura di presentare un progetto politico di respiro nazionale, chiaro e riconoscibile, e ci siamo rifugiati sotto l’ombrello di liste locali, o civiche, più o meno – a seconda dei casi – caratterizzate dalla nostra presenza. Ma io sono convinto che la stagione del civismo è stata la stagione che ha colmato l’assenza della politica. Ma oggi c’è una nuova domanda di politica nella società.
Non mi ha mai convinto la tesi di chi contrappone la “società civile” alla politica. Spesso è stato
argomento di coloro che volevano indebolire la politica. Ma la politica è l’unica arma che hanno le masse popolari per non restare subalterne. L’indebolimento della politica ha portato nelle istituzioni solo una borghesia animata da spirito di arricchimento. La fine dei Partiti ha estromesso dal Parlamento i lavoratori, e la rappresentanza reale del Paese determinando un distaccamento progressivo tra società ed istituzioni. Certo, non dobbiamo ignorare il fatto che quando parliamo di “società civile” parliamo anche di milioni di persone impegnate nel volontariato, nell’associazionismo, di cui il Paese è fortunatamente ricco, e la nostra Toscana forse più di altre Regioni. Ma nelle vicende che
abbiamo vissuto non possiamo sottacere che abbiamo anche trovato nel cosiddetto civismo un grado di opportunismo sconosciuto alla politica. E non può che essere così: se manca una visione del mondo, un’idea di società, cosa rimane se non la mera ambizione personale?
Ecco, è per queste ragioni che sono convinto che il nostro compito sia quello di ricostruire uno
strumento politico che consenta alle masse popolari di non essere più subalterne, che porti nelle istituzioni locali e nazionali i lavoratori della GKN di Firenze, così come quelli della Acciaieria di Piombino o i portuali livornesi. Uno strumento politico che possa restituire alla politica il primato sull’economia e sulla finanza. Sono convinto che questo strumento debba essere un nuovo, grande Partito della Sinistra. Un Partito che oggi non c’è. Che non è il PD e che non è neppure il M5S, seppure per motivi diversi questi soggetti continuano a raccogliere gran parte del voto di Sinistra. Il PD direi
soprattutto per tradizione e il M5S per protesta. Ecco perché questi due soggetti debbono essere i nostri principali interlocutori, coloro con i quali vogliamo dare vita ad una Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile, che sia in grado di competere contro la Destra per il Governo del Paese.
Ma il Partito che dobbiamo ricostruire non è questa Alleanza. L’Alleanza può essere un contesto fecondo di confronto e di elaborazione, ma il percorso da fare sarà inevitabilmente lungo e richiederà un impegno almeno generazionale. Chi si nasconde questo tema o è in malafede o non ha chiaro il contesto che stiamo vivendo. Certo, non siamo così sciocchi da pensare di poterlo fare da soli, per questo è fondamentale il confronto con i nostri interlocutori.
Ma quello che dobbiamo dare al Paese e alla Sinistra è un Partito che abbia una visione comune della società; un Partito ideologico, con un insieme condiviso di valori e ideali; un Partito robusto, culturalmente prima ancora che organizzativamente, un Partito popolare, dove gli iscritti abbiano la possibilità di confrontarsi veramente sulle scelte politiche e programmatiche da compiere e contribuiscano, in ragione delle loro possibilità, al suo finanziamento.
Ogni occasione di confronto per giungere a questo risultato non va parsa. Ma non ci saranno
scorciatoie organizzativistiche, non ci sarà un evento catartico, un Congresso, un Convegno, un’Agorà, dove improvvisamente la Sinistra ritroverà le ragioni dell’unità, dove i diversi pezzi della Sinistra si rimetteranno insieme e tutti i nostri problemi saranno risolti. Penso che noi dovremmo mettere con generosità il nostro progetto, Articolo UNO, a servizio di questo obiettivo di ricostruzione.
Per questo non possiamo confondere l’esigenza sacrosanta di affrontare le elezioni politiche e l’obiettivo di riportare in Parlamento un nucleo del nostro gruppo dirigente nazionale con la
prospettiva politica di lungo periodo. L’esigenza di una nostra rappresentanza istituzionale va
sostenuta con forza e io sono disposto a qualsiasi compromesso elettorale pur di raggiungerla.
Naturalmente un compromesso che salvaguardi la dignità politica di chi, come noi, è oggi
indispensabile per la costruzione dell’Alleanza e domani per la ricostruzione della Sinistra.
Sono convinto che dopo le elezioni del 4 Ottobre noi dobbiamo aprire con forza questa discussione al nostro interno. Una discussione che dovrà investire tutto il corpo del nostro Partito, anche quelle Compagne e quei Compagni che hanno lavorato alla riuscita della nostra Festa di Livorno così come delle altre numerosissime Feste che ci sono state in giro per l’Italia. Quelle Compagne e quei Compagni che si impegneranno nella Campagne elettorale delle loro città, portando volantini, organizzando iniziative, facendo votare i nostri candidati.
Io credo che gli stravolgimenti che abbiamo vissuto in questo ultimo anno e mezzo sarebbero sufficienti a far prendere a questa nostra discussione la forma di un vero e proprio Congresso; ma è indubbio che abbiamo bisogno di un percorso democratico e partecipato per stabilire dove vogliamo andare, se non vogliamo buttare al vento ciò che abbiamo fatto in questi anni. Io la penso esattamente come ha detto Massimo D’Alema alla nostra Festa di Livorno: “abbiamo il dovere di ricominciare!”.

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