Articolo1 Toscana: i lavori della Direzione Regionale del 10 gennaio 2020

| Documentazione

Sintesi della Relazione del Segretario Simone Bartoli

In questi giorni stiamo assistendo ad una situazione surreale: non mi riferisco soltanto alle immagini agghiaccianti che ci sono arrivate da Washington e che in ogni caso segnalano un indebolimento della Democrazia che certo non è un problema solo americano.
Mi riferisco in particolare alla situazione che stiamo vivendo nel nostro Paese, dove probabilmente già nei prossimi giorni assisteremo alla più incredibile delle crisi di Governo.
Il Paese attraversa la fase più difficile della sua vita dalla fine della seconda guerra mondiale.
La pandemia ha letteralmente sconvolto le nostre vite: sta decimandola nostra popolazione; ci costringe ad una vita di reclusione abbandonando le più elementari relazioni umane, obbliga molti di noi a lasciare il lavoro.
Si è aperta quindi, oltre ad una crisi sanitaria senza precedenti, anche una profonda crisi economica e sociale che ha finito per esasperare le diseguaglianze polarizzando sempre più la popolazione tra ricchi, sempre più ricchi, e nuovi poveri; con uno scivolamento velocissimo dei ceti medi verso nuove povertà, in modo particolare colpendo i lavoratori autonomi.
Le speranze aperte dal vaccino ci lasciano in ogni caso tempi lunghi, che dovranno vedere impegnato in modo straordinario non solo i lavoratori della sanità, ma tutta la pubblica amministrazione.
La cosiddetta ‘seconda ondata’ non si è ancora conclusa e già si parla di una ‘terza ondata’ con le scuole che divengono la prima vittima delle incertezze del futuro. Sia gli studenti che i lavoratori della scuola, naturalmente.
Il Governo italiano ha affrontato in modo positivo questa situazione, nonostante i limiti e le incertezze della gestione di una situazione inedita e completamente sconosciuta.
Ha limitato al massimo l’impatto dell’epidemia con scelte tempestive e coraggiose ed ha svolto un ruolo centrale nel dibattito europeo nella ricerca di un nuovo ruolo della UE che si traducesse anche in imponenti risorse da poter utilizzare per far fronte alla crisi: parlo ovviamente del Recovery Fund.
La crisi ha colpito naturalmente non solo l’Italia. Ma nonostante ciò, solo in Italia assistiamo al dibattito surreale di una probabile crisi di Governo.
Occorre uscire al più presto da questa situazione di stallo e riprendere con decisione il cammino di contrasto alla crisi.
Occorre smascherare il gioco renziano, mettendo tutti davanti alle proprie responsabilità di fronte al Paese.
E’ ormai chiaro che non c’è nessun problema di merito nell’offensiva di Italia Viva.
Sono due gli obiettivi di Renzi:
Da un lato togliere dalla scena politica Giuseppe Conte, ritenuto evidentemente un competitor troppo forte per la piccolissima armata di Italia Viva;
Dall’altro gestire le risorse del Recovery Fund dando risposte a quella parte di Paese che da tempo non si fida di questo Governo evidentemente troppo spostato a Sinistra (Confindustria e grande stampa borghese).
Occorre ribadire con forza che Articolo UNO sarebbe contrario a qualsiasi maggioranza parlamentare si dovesse costituire in sostituzione di questo esecutivo.
Non è questa la fase delle grandi intese. Meno che mai se assumessero connotati tecnici. Come dice Arturo Scotto, se la tecnica sostituisce la politica è drammatico in una situazione di tagli al bilancio e di restrizioni, diventa tragico e perfino suicida, in una fase di possibilità di spesa.
Esiste una maggioranza in Parlamento che sostiene il Governo Conte, cha ha molti limiti, primo fra tutti non essere riuscita a trasformarsi in un progetto politico organico per il Paese.
Ma se questa maggioranza si sfalda, e ciò deve avvenire in un dibattito parlamentare, l’unica soluzione resta per noi quella delle urne, sapendo le difficoltà che questo arrecherebbe al Paese.
Il Paese si trova quindi nelle condizioni di un mere in tempesta.
Dentro questa tempesta si gioca quindi anche la funzione di Articolo UNO, così come l’abbiamo discussa nella nostra Direzione Nazionale del 20 Dicembre u.s.
Ho già avuto modo di dire come io abbia apprezzato e condiviso molto la relazione che Roberto Speranza ha fatto in quella sede e come sia dispiaciuto del fatto che molti di voi non abbiano potuto apprezzarla.
La relazione di Speranza disegna, per il nostro progetto, una linea chiara, condivisibile e, probabilmente, l’unica possibile.
Ripartiamo dalla ragione stessa per cui siamo nati, la ragiona per la quale abbiamo dato vita al progetto di Articolo UNO.
Questa ragione consiste nell’essere attori importanti di un processo che guardi alla ricostruzione di una forza importante della Sinistra nel nostro Paese Una forza che stia ancorata stabilmente nel campo democratico, ma che possa aprire, dentro questo campo, una battaglia per l’egemonia culturale e politica per l’affermazione dei nostri valori: a cominciare da un rilancio dei beni pubblici essenziali come sanità pubblica, istruzione pubblica, servizi. Dalla centralità dei valori della Costituzione antifascista e dalla riscoperta del lavoro come elemento della dignità e della libertà dell’Uomo.
Ma quali caratteristiche deve avere questa forza che vogliamo costruire?
Massimo D’Alema ci dice che deve essere un Partito fortemente ideologico: che deve cioè condividere ideali e valori, avere una visione della Società.
Insieme a questo, un Partito organizzato, che recuperi la funzione essenziale di formazione di una classe dirigente nuova.
Come si capisce, l’esatto opposto di quello che oggi è il PD.
E’ importante l’analisi che facciamo del PD. Il PD è un progetto che non è fallito per l’arrivo di Renzi. Il PD è fallito perché nelle sue dinamiche di partito post-ideologico è possibile il renzismo. Oggi come ieri.
Se non fosse così, se il problema fosse solo Renzi, oggi potremmo rientrare (op entrare) nel PD. Renzi infatti non c’è più.
Ma la nostra analisi è diversa.
Noi riteniamo che è lo stesso partito veltroniano che può dare origine al renzismo.
Del resto, se le elezioni regionali del settembre scorso fossero finite in maniera diversa oggi noi probabilmente ci troveremo di fronte all’offensiva di Bonaccini verso la Segreteria di quel Partito.
Quindi la nostra scelta non può essere quella di un nostro ingresso in questo PD.
E tuttavia, lo dice Roberto Speranza nella sua relazione, non possiamo neppure pensare di ripetere esperienze come quella di LeU.
LeU è un’esperienza fallita perché non vi era, al suo interno, unitarietà di vedute rispetto alla prospettiva, all’obiettivo strategico.
Non ci interessa, in altre parole, un processo che si limiti a mettere insieme la Sinistra a Sinistra del PD.
Che fare allora? Riprendere le ragioni stesse della nostra nascita, dicevo. Ribadite anche al Congresso di Bologna del 2019.
Ciò che dobbiamo provare a fare è scomporre il campo democratico e provare a ricomporlo su basi nuove, più avanzate.
E’ evidente dunque che nonostante il giudizio dato, questa è una operazione che non riuscirà finché il PD non si metterà in discussione.
E’ dentro il PD che dobbiamo dunque lavorare, per aprirne le contraddizioni sempre più evidenti.
Ed è quindi evidente che questo compito non sarà un compito di breve periodo, ma un processo medio-lungo di lavoro politico e culturale.
Ma noi abbiamo la forza di fare questo lavoro?
Si apre qui, io credo, la parte della relazione di Speranza che prova a dare una prospettiva nuova al progetto di Articolo UNO, partendo anche dai limiti che in questi anni il progetto ha incontrato.
Se il Paese è un mare in tempesta e il percorso che dobbiamo fare è lungo, noi dobbiamo rafforzare la barca su cui siamo.
Rafforzare quindi Articolo UNO, rilanciandone la capacità di proposta e di iniziativa politica.
Come? L’Assemblea Nazionale prevista per il prossimi 27 e 28 Febbraio sarà il primo passo.
Dovrà essere un’Assemblea aperta a molti interlocutori politici e sociali. Ma un’Assemblea dove noi presentiamo l’idea della nostra prospettiva e dove chiederemo ai nostri interlocutori chiarezza nella sua condivisione.
Dovremo fare Assemblee dello stesso tipo anche a livello regionale e per quanto riguarda la Toscana, propongo anche a livello provinciale.
Ho proposto, in sede di riunione nazionale dei Segretari Regionali, che queste Assemblee regionali e territoriali si tengano a valle dell’Assemblea Nazionale, per provarne ad utilizzare un po’ di risonanza mediatica.
E poi, certo, Speranza proponeva anche un riassetto del gruppo dirigente nazionale, per dare maggiore efficacia, maggiore incisività e maggiore visibilità alla nostra azione.
Penso che una riflessione in tal senso dovremmo farla anche noi in Toscana, visto che dopo le elezioni regionali del settembre scorso, si apre per noi una fase completamente nuova, senza appuntamenti elettorali di rilievo alle porte.
E, infine, lavorare con maggiore impegno alla nostra organizzazione. A cominciare dal tesseramento 2021, che non può essere vissuto come un fatto puramente burocratico, ma che diviene la richiesta di adesione ad un progetto politico prima che ad una organizzazione.
Una linea politica, dicevo, chiara e condivisibile; certo difficile, ma che chiama ciascuno di noi a moltiplicare il proprio lavoro e il proprio impegno.
Non si è esaurito il ruolo di Articolo UNO, non ci sciogliamo in un generico contenitore della Sinistra, non entriamo nel PD.
Lavoriamo per realizzare ciò di cui il Paese ha bisogno. Utilizzo ancora una volta le parole di Speranza “nella consapevolezza della nostra insufficienza e nella consapevolezza della inadeguatezza dei nostri interlocutori”.
Ma ciò non deve essere motivo di sconforto, piuttosto di maggiore impegno.
Anche in Toscana.
Sembra quindi chiaro il ruolo che dobbiamo svolgere anche qui, nella nostra Regione.
Provare a rilanciare il nostro progetto cercando di essere interlocutori centrali di forze politiche e sociali, cominciando naturalmente da coloro che hanno on noi condiviso l’esperienza elettorale di SCE.
Lo voglio dire in maniera chiara perché penso che su questo punto abbiamo rischiato fraintendimenti e penso anche che ci sia stato un certo tentativo di dipingere la nostra posizione in maniera caricaturale.
Io penso che noi dobbiamo provare a portare avanti l’esperienza di SCE a cominciare da quei territori dove fra qualche mese si andrà alle elezioni comunali.
Occorre provare a riproporre quel simbolo elettorale laddove ce ne siano le condizioni e possibilmente provare anche ad allargare quella esperienza.
Questo ho detto alle Compagne e ai Compagni di Grosseto, unica città capoluogo che va al voto; ma questo vale anche per gli altri Comuni.
Certo, dentro SCE non sempre ci sono visioni comuni. La vicenda dell’approvazione del regolamento della stessa SCE ne è testimonianza.
Come molti sanno, noi abbiamo espresso alcune perplessità su quel regolamento, poiché ci sembrava una eccessiva strutturazione e burocratizzazione di una Associazione che doveva avere, a nostro avviso, una funzione politica ed elettorale, con l’obiettivo di supportare anche il lavoro del nostro Assessore, nel quadro delle politiche regionali della Toscana.
Avevamo chiesto il tempo per poter allargare questa discussione ai nostri organismi dirigenti.
Tuttavia, i nostri alleati hanno preferito anticipare i tempi dell’approvazione del regolamento. Pertanto oggi noi possiamo solo pendere atto che ciò è avvenuto con un voto a maggioranza al quale, per i motivi detti, né io, né la Presidente della nostra Assemblea Cristiana Inglese, abbiamo partecipato.
Esprimo qui il mio rammarico per questo passaggio. Ritengo che i processi unitari non si realizzino a colpi di maggioranza e che abbiano invece bisogno di tempi di essere ampiamente condivisi.
Tuttavia prendiamo atto delle scelte diverse dei nostri alleati.
Oggi si apre una discussione per la revisione dello Statuto di SCE. Ci auguriamo che stavolta sia possibile una riflessione più ponderata rispetto agli obiettivi unitari.
In ogni caso, con questo regolamento, SCE assume oggi connotati diversi rispetto al progetto elettorale a cui abbiamo dato vita. Non più una Associazione tra tre soggetti promotori, ma una Associazione di persone che liberamente decidono di aderirvi. Resta aperta, anche se complessa, la possibilità di una adesione collettiva da parte di un soggetto come il nostro.
Io penso che tutto ciò non debba far venir meno il nostro spirito unitario, ma che anzi, dobbiamo lavorare su ogni territorio per tenere aperto il confronto e lavorare per l’affermazione della nostra linea politica nazionale che, naturalmente, cammina su ogni singolo territorio.

Dispositivo finale approvato con 5 voti astenuti.

La direzione Regionale di Articolo UNO della Toscana approva la relazione del Segretario Simone Bartoli.
La Direzione ritiene che il Governo Conte debba proseguire la sua opera di contrasto alla crisi sanitaria, economica e sociale che sta investendo il Paese; opera nella quale ha ottenuto risultati importantissimi, ma che richiede ancora un impegno straordinario.
In questo senso l’eventualità di una crisi di Governo deve essere contrasta attraverso un dibattito parlamentare dove ciascun soggetto politico si assuma le proprie responsabilità di fronte al Paese.
Per Articolo UNO non ci sono alternative a questa maggioranza e non è la fase di governi tecnici, né di unità nazionale, né di larghe intese.
La Direzione Regionale condivide l’esito della Direzione Nazionale di Articolo UNO e si impegna a lavorare per gli obiettivi da essa stabiliti, a partire dall’Assemblea Nazionale dei prossimi 27 e 28 Febbraio e dalla preparazione di analoghe Assemblee a livello Regionale e territoriale.
In particolare, l’obiettivo è quello di rilanciare il progetto politico di Articolo UNO di ricostruzione di una grande forza politica della Sinistra che abbia come riferimento il Socialismo Europeo.
Una forza ideologica che apra una battaglia culturale e politica per l’egemonia nel campo democratico, rilanciando l’importanza dei beni pubblici essenziali e la centralità del lavoro come elemento di libertà, di dignità e di emancipazione dell’Uomo.
Anche in Toscana Articolo UNO lavorerà per rafforzare il proprio progetto politico e la propria organizzazione cercando interlocuzione con tutti i soggetti politici e sociali che condividano il nostro orizzonte strategico, a partire dalle Compagne e dai Compagni che con noi hanno condiviso l’esperienza elettorale di SCE.
Parteciperemo ai lavori di SCE con spirito unitario e con l’autonomia politica ed organizzativa di Articolo UNO con l’obiettivo di provare a riproporre quella esperienza nelle elezioni comunali del 2021 ovunque sia possibile, provando anche ad allargare ulteriormente

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