di Simone Bartoli – Segretario Articolo Uno Toscana
“Dannazione” l’ha chiamata Ezio Mauro nel suo libro e nel programma TV che ne è scaturito. Dannazione è la propensione della Sinistra a dividersi. Eppure noi abbiamo appena celebrato quella scissione del 21 Gennaio di cento anni fa. Ma che cosa abbiamo festeggiato? Non certo la divisione della Sinistra tra Socialisti e Comunisti, tra Riformisti e Rivoluzionari, ma la nascita di quella che è stata la più grande organizzazione politica della Sinistra nel mondo occidentale.
In realtà quello che tutti noi abbiamo conosciuto non è il Partito nato a Livorno nel 1921, ma il Partito costruito da Togliatti nel dopoguerra, nato con la svolta di Salerno del 1944. Certo, i Comunisti erano coloro che con maggior determinazione hanno combattuto il fascismo e hanno lottato durante la Resistenza, ma il Partito togliattiano ha dato loro una strategia nazionale, ha scritto la Costituzione e ha indicato una prospettiva grazie alla quale è stato sconfitto il terrorismo e si sono realizzate le più importanti conquiste sociali e civili del Paese.
Strategia nazionale nella quale si sono riconosciuti milioni di donne e di uomini che, dentro quella organizzazione, hanno dato un senso politico e sociale alla loro stessa esistenza. Ed è proprio questo rimpianto che emerge a così tanti anni di distanza: non sono infatti solo cento anni che il PCI è stato fondato, ma sono anche ben 30 anni che non c’è più. Eppure, proprio in questi giorni è emerso con grande chiarezza il senso di vuoto che questa assenza ha lasciato in coloro che hanno vissuto quella storia e quella grande esperienza collettiva.
Occorre quindi oggi comprendere cosa sia stata quella organizzazione e cosa le ha dato la capacità attrattiva che ha avuto. Direi che si possono sintetizzare tre elementi.
1. L’ideologia. Il PCI non ha mai realizzato la rivoluzione sulla cui spinta è nato nel 1921, né voleva realizzarla, ma il mito di una Società diversa è stato collante di intere generazioni.
2. La Prospettiva. La “via italiana al Socialismo”, l’idea che il Paese andasse profondamente trasformato mediante riforme di struttura.
3. La Disciplina. Che io preferisco chiamare solidarietà interna.
Sulla base di questi tre elementi il PCI è stato in grado di tenere insieme figure di dirigenti anche molto distanti tra loro, ma che grazie ad una dialettica interna tutt’altro che inesistente, hanno contribuito a costruire quell’”intellettuale collettivo” o “moderno principe” di cui parlava Antonio Gramsci. Oggi noi possiamo trarre da questi tre elementi insegnamento per provare a ricostruire una grande organizzazione della Sinistra, che abbia una forte rappresentanza nella società italiana.
1. L’ideologia. Non possiamo certo più vivere del mito sovietico. Ma possiamo ancora avere
un’ideologia, intesa come insieme di ideali e di valori a cui ispirare la nostra azione. Una visione comune della società che è data dalla centralità dei beni pubblici essenziali: il lavoro, la sanità pubblica, l’istruzione, i servizi. In altre parole riteniamo che ci sia spazio per un nuovo ruolo pubblico dello Stato che deve garantire funzioni, beni e servizi essenziali a tutti i cittadini, indipendentemente dalle loro condizioni economiche e sociali.
2. La prospettiva. L’obiettivo generale è oggi quello di riaffermare nel Paese (e non solo) il valore della Democrazia che è sotto attacco da parte di una Destra sovranista che propone risposte di chiusura e non solidali ai grandi problemi del nostro tempo, dall’immigrazione alla disoccupazione, fino alla rivoluzione tecnologica. Occorre quindi lavorare perché prevalga nel Paese un grande campo democratico dentro al quale poter aprire una battaglia per l’egemonia culturale e politica per l’affermazione degli ideali e dei valori propri della Sinistra.
3. La disciplina. Qualunque organizzazione collettiva necessita di regole per sopravvivere. La chiamo solidarietà interna, perché attiene al rispetto reciproco delle opinioni diverse. Il
dibattito interno è fondamentale e le differenze arricchiscono la discussione, ma se non impariamo a rispettare delle modalità con cui regolare queste differenze non costruiremo mai un Partito. Sembra una questione secondaria, ma non lo è. E’ uno dei motivi per il quale a Sinistra riusciamo solo a dividerci e a costruire soggetti sempre più molecolari.
Sono convinto che la celebrazione del PCI sia utile se ci aiuta a riflettere su queste questioni, per provare a trarne insegnamento per l’oggi. Credo che mai come in questo momento ci sia bisogno di processo unitario a Sinistra, ma che questo possa essere realizzato solo se diamo risposte chiare ai tre elementi che ho provato ad elencare. Sarebbe bello se il 2021 potesse essere l’anno di una ricomposizione a Sinistra, dopo cento anni dalla “dannazione” della divisione.
Sarebbe bello se questa discussione potesse essere fatta pubblicamente alla luce del sole. Articolo UNO farà la propria Assemblea Nazionale entro la fine del prossimo Febbraio. Sarà un’Assemblea aperta al contributo di tanti interlocutori, soggetti politici e sociali che vorranno confrontarsi con noi sulle prospettive del Paese. Sarebbe davvero un passo avanti se proprio in quell’occasione potesse partire un dialogo e un confronto che guardi alla
ricostruzione di una grande forza unitaria della Sinistra nel nostro Paese.